Viaggio di lavoro a Treviso

Visto che Treviso è una città che non ho ancora visitato, decido di partire il giorno prima e fermarmi la sera per una breve passeggiata. Ne approfitto per incontrare Tortellino, un amico che abita a Castelfranco.

Arrivo intorno alle 17 in un albergo a ridosso della circonvallazione ed espletate le solite formalità, macchina fotografica alla mano, decido di andare a piedi rifiutando la bicicletta che la Direzione mi offre.

Proprio bruttina. Treviso a prima vista non m’è proprio piaciuta.

Palazzi tipo peggior hinterland milanese si avvicendano a catapecchie fatiscenti che sembrano vecchie caserme mai ristrutturate. Capannoni industriali stanno a ridosso di abitazioni private squadrate come un disegno senza fantasia. Quasi rimpiango di essere venuto il giorno prima.

Ogni tanto, proseguendo nella passeggiata verso il centro, incontro delle piccole case patrizie che seppur fatiscenti mi fanno pensare al fatto che Treviso, probabilmente, ha un passato da ricordare.
Aumenta il numero degli alberi ed il verde diventa più curato.

Mano a mano che mi avvicino verso il nucleo cittadino allontanandomi dalla circonvallazione, emergono sempre più i resti di secoli migliori. I palazzi si fanno più grandi e per lo più ben restaurati, le chiese sono tutte gradevoli ed alcuni chiostri testimoniano momenti di cultura e filosofia.

Non resisto alla tentazione di alcune foto che so non saranno belle. Il sole, infatti, è ormai prossimo all’orizzonte e le calda luce arancione dei lampioni al sodio crea dei suggestivi effetti sulle antiche mura del Duomo, senza però impressionare la pellicola.

Mi fermo a leggere numerosi cartelli di illustrazione storica che mi raccontano di costruzioni del terzo secolo e di vestigia dell’epoca paleocristiana.

Piccoli negozi dalle vetrine pulitissime mostrano il loro contenuto come piccoli forzieri aperti. Il gioco dei colori è perfetto.

Arrivo in Piazza Dei Signori che infiamma come una preziosa gemma il centro cittadino. I caldi colori dei mattoni medioevali evidenziati da fari sapientemente orientati, riscaldano un’ambiente in cui facile è restare seduti sulle poltroncine che i bar hanno provveduto a posizionare all’aperto per godere del passaggio di dame e cavalieri.

Mi fermo qualche istante a gustarmi in piedi questo affascinante quadro a 360 gradi aspettando Tortellino e due amiche con cui trascorrerò la serata.

Se tu che leggi sei di Treviso, scrivimi. La prossima volta spero di poter visitare meglio questa strana città che qualcuno mezzo secolo fa ha osato deturpare con quell’orribile circonvallazione.

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